L'ultima stagione delle Affabulazioni, almeno ad oggi, è stata quella del 2016. Dieci concerti che da Gennaio a Settembre hanno raggiunto diverse città italiane, caratterizzati, forse a qualcuno non sarà sfuggito, da una serie di locandine dall'aspetto estetico ricorrente. In esse appaiono dei ritratti di persone alle quali sono stati nascosti gli occhi con un artificio grafico simile a quello che negli anni '70 si utilizzava in alcune riviste di cronaca nera per celare l'identità delle vittime. In questo caso l'operazione è stata condotta con un criterio diverso; le figure in posa non sono quelle di vittime o di sconosciuti ma di alcuni dei miei familiari più stretti: bisnonni, nonni, genitori, zii. Ho scelto di coprire i loro occhi per mantenere quella intimità che solo una rivelazione spontanea può, seppur in parte, trasferire. Una rivelazione che può essere trasmessa soltanto con il racconto poetico la cui essenza, alla fine, è semplicemente quella di trasferire pezzi di vissuto da un corpo all'altro in una sorta di transfert verbo-sonoro. Ci sono riuscito? Non lo so, ma non è importante.
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